Con il termine PSICOMOTRICITA‘ si intende valorizzare la sinergia tra movimento ed immagine mentale, tra azione e mondo interiore, tra atto ed intenzionalità, considerati in un ottica di integrazione personale e sociale dell’individuo.

Nel corso del novecento questo ambito di ricerca ha visto un’evoluzione progressiva ed un suo graduale riconoscimento grazie a studi sviluppatisi in diversi ambiti scientifici, che hanno evidenziato sempre maggiori connessioni tra sviluppo emotivo, affettivo, cognitivo ed organico, andando a confermare le prime ipotesi teoriche di alcuni studiosi francesi, che all’inizio del ‘900 sottolinearono quanto l’esperienza motoria fosse in grado di modificare incisivamente i livelli cognitivi di soggetti con disabilità.

Il termine psicomotricità ha avuto una sua profonda evoluzione nel tempo, fino ad arrivare al significato che andiamo a conferire attualmente, considerando non solamente una completa integrazione tra mente e corpo, ma anche una disciplina che va a supportare i processi di sviluppo, valorizzando l’individuo come essere di globalità, che manifesta e realizza sé stesso attraverso la pienezza della propria azione nel mondo:

  • nell’uso dello spazio e degli oggetti,
  • nell’interazione con l’altro,
  • nella capacità di rappresentarsi armonicamente attraverso il movimento, la parola, il gioco.

Potenziare lo sviluppo

La Psicomotricità, disciplina diffusa in particolar modo in Europa e in Sud America, ha inteso esplorare questa modalità specifica di relazione dell’individuo col mondo, interessandosi in particolar modo ai seguenti aspetti dello sviluppo:

  • la relazione tonico-emozionale tra il bambino e l’adulto all’interno dei processi di sviluppo;
  • il gioco pre-verbale e senso motorio nella scoperta della realtà e nell’espressione di sé;
  • lo sviluppo del gioco simbolico nella formazione del pensiero e dell’identità;
  • la percezione e strutturazione dello spazio e del tempo come elementi fondanti nella percezione della realtà;
  • la strutturazione del pensiero e dell’identità attraverso l’azione;
  • lo sviluppo della socializzazione nelle sue diverse fasi;
  • l’integrazione delle diverse funzioni, nella formazione delle abilità personali e nello sviluppo della personalità.

Gli ambiti di intervento

La Psicomotricità si applica sia in campo educativo-preventivo, che in ambito formativo e clinico, sostenendo l’importanza dell’integrazione tra esperienza e sviluppo dell’identità personale, tra azione, riflessione ed intenzionalità, supportando attraverso la via dell’azione e del gioco, lo sviluppo del pensiero simbolico, la capacità di decentramento cognitivo, l’identità personale, i processi di socializzazione.

La Psicomotricità italiana ha vissuto in questi trent’anni una graduale trasformazione all’interno dell’ambito sociale, proponendosi non solo come dimensione riabilitativa, rivolta ai bambini con diverse tipologie di deficit, ma anche come esperienza educativa originale, in cui i bambini possano vivere la dimensione ludica, potenziando le proprie abilità motorie, sociali, comunicative.

Ai bambini delle classi della scuola dell’infanzia e del primo ciclo elementare, dove la psicomotricità si è gradualmente inserita, è stata offerta l’opportunità di sperimentarsi all’interno di percorsi psicomotori caratterizzati dall’esperienza libera e diretta con i materiali di gioco e da un preciso lavoro di percezione e regolazione delle abilità corporee, attraverso il confronto con lo spazio, il tempo, gli oggetti, i compagni.

Gli Psicomotricisti

Nell’intervento psicomotorio educativo il ruolo dell’adulto si delinea nella funzione specifica di far emergere le risorse autentiche del bambino, adottando un atteggiamento di osservazione di ciò che il bambino realizza nel gioco, dando spazio alla sua azione spontanea.

Lo/a psicomotricista si pone esattamente questo obiettivo: offrire al singolo bambino e al gruppo dei bambini una vera e propria ‘palestra emotiva’, dove è proprio la capacità di regolazione e di condivisione delle emozioni ciò che è messo in gioco attraverso il gruppo e il setting in cui il gioco trova forma, concretezza e contenimento.

 L’adulto ha un ruolo di facilitatore, rispetto alla naturale evoluzione del bambino, ma allo stesso tempo, nella sua capacità di ascolto, di attivatore delle risorse personali che emergono gradualmente nelle situazioni di gioco.

A favore di tutti i bambini

L’intervento psicomotorio educativo – preventivo è orientato ad attivare i potenziali evolutivi dei bambini, valorizzando i seguenti aspetti:

  • La dimensione relazionale tra adulto e bambino;
  • la dimensione del gruppo naturale dei pari;
  • la dimensione ludica;
  • la dimensione creativa.

collocandosi ai diversi livelli della dimensione preventiva:

La prevenzione primaria, come promozione e sviluppo delle potenzialità personali dei bambini, stimolando le funzioni fondamentali ad una crescita sana ed equilibrata: la sperimentazione delle capacità di regolazione personale nell’azione e nel gioco, il rinforzo dei processi di individuazione e di  socializzazione, lo sviluppo della creatività e del decentramento cognitivo, all’interno dei percorsi psicomotori proposti ai bambini;

La prevenzione secondaria, come rilevazione dei fattori di rischio che potrebbero rallentare il processo di crescita di un bambino, in particolar modo per quanto concerne l’integrazione tra le diverse aree di sviluppo: motoria, cognitiva ed affettivo-relazionale. Lo psicomotricista, nel suo impegno in ambito educativo,  porterà necessariamente la propria capacità di osservare e comprendere il mondo interiore dei bambini e le loro difficoltà personali, supportando l’integrazione delle diverse parti, all’interno della dinamica interpersonale del gioco;

La formazione di insegnanti, educatori e genitori, come possibilità di sperimentare una dimensione educativa che valorizza l’azione del bambino, la spontaneità e la creatività,  recuperando il valore del gioco e dell’immaginario, all’interno del processo di crescita. La ricerca di spazi di intervento in ambito sociale in un’ottica di promozione della qualità della vita, coinvolgendo molto spesso anche i genitori, con la finalità specifica di offrire forme di supporto dirette alla loro partecipazione attiva nel percorso di crescita dei figli.

Alcuni aspetti hanno assunto un valore fondante:

  • Una chiara demarcazione del confine tra terapeutico e preventivo, riconoscendo la ricchezza di un’esperienza originalmente italiana, che partendo dal lavoro sulle disabilità si era sperimentata positivamente anche in un campo educativo più ampio
  • La valorizzazione dell’intervento di gruppo nella pratica psicomotoria, lavorando sull’integrazione delle differenze personali (abilità, genere, cultura, provenienza, età …)
  • Il superamento della scissione tra processi cognitivi e relazionali, collocando il nostro intervento all’interno di una “cultura della complessità”, nel dialogo con altre discipline del campo educativo e formativo