IL CONTRIBUTO DI ANUPI Educazione alla ripresa educativa e scolastica

ANUPI Educazione sarà ricevuta il 15 giugno in audizione presso il Ministero dell’Istruzione, per presentare  il contributo della psicomotricità nelle realtà educative e scolastiche

 

Questo documento è stato elaborato dalla Redazione della Rivista, il Comitato Scientifico e il Comitato Direttivo di Anupi Educazione  Si propone di presentare l’Associazione al Ministero dell’Istruzione e mettere a disposizione delle realtà educative e scolastiche le competenze della nostra professione, nella fase di crisi che la situazione attuale ci ha imposto e ancora ci sta imponendo.

 

Oggi, ritorno alla normalità?

E’ comprovato che la pandemia, di per sé del tutto naturale nel corso della storia, si è espressa ad oggi con una aggressività inaspettata e soprattutto una contagiosità molto estesa a livello geografico, anche a causa dell’anomala accelerazione dei processi di sviluppo, che hanno rotto gli equilibri dell’ecosistema.

Come Psicomotricisti di ANUPI Educazione, Associazione professionale che già opera in collaborazione con scuole ed enti locali, all’interno di progetti educativi e preventii[1], siamo presenti nel dibattito pedagogico attraverso la nostra Rivista quadrimestrale La Psicomotricità nelle diverse età della vita, e la Collana editoriale Strumenti di Psicomotricità e di Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, edita dal Centro Studi Erickson di Trento.

Come Associazione Professionale vorremmo offrire, rispetto alle tematiche relative alla ripresa scolastica, uno specifico contributo, che nasce dalla nostra attenzione alle radici corporee dell’esperienza umana, al processo evolutivo della persona, ai processi di conoscenza che si sviluppano nell’intero ciclo della vita. Coerentemente con questa base scientifico-culturale ci sentiamo di avanzare alcune aspettative di cambiamento dell’esperienza scolastica sperimentata negli ultimi anni

Cosa condividiamo di un secolo di esperienze e cultura educativa

Riferendoci al contesto europeo, la nostra storia pedagogica attinge a voci ed esperienze che hanno un’importante coerenza di fondo in cui riconoscerci:

  • Maria Montessori, che insisteva sulla centralità dell’azione: la personalità trova nell’azione, nella pratica il suo alimento; l’intelligenza nel costruirsi ha bisogno dell’attività motoria (…) il pensiero si realizza nell’azione (…) la motricità è fattore di sviluppo mentale:
  • Don Milani, che rappresenta una scuola che mette al centro gli studenti, i loro concreti bisogni e la loro autonoma capacità di farsi carico del proprio futuro nella società.
  • Il polacco Janusz Korczack, che riconosce che il bambino è un buon esperto della propria vita.
  • Il pensiero pedagogico di Celestine Freinet, propulsore di una scuola attiva, tra i più importanti punti di riferimento della pedagogia innovativa del nostro tempo.

Ci siamo trovati molto spesso a collaborare con i più vicini interpreti dell’educazione attiva: con la Pedagogia del Corpo, nata con l’insegnamento di Ivano Gamelli presso l’Università Bicocca di Milano; con il Movimento di Cooperazione Educativa, di cui fa parte un attivo esponente della pedagogia italiana, come Franco Lorenzoni.

Abbiamo fertili scambi con Le scuole senza zaino, con il movimento Una scuola, di Monica Guerra e Francesca Antonacci di Milano Bicocca e con il recente movimento milanese Tu da che parte stai … Siamo per una pedagogia di strada e abbiamo apprezzato e seguito i progetti della città dei bambini di Francesco Tonucci, del CNR di Roma.

Siamo altrettanto vicini all’ Alleanza per l’infanzia, coordinata da Chiara Saraceno, ma anche partner ed attori di diversi progetti nell’ambito dei programmi di Contrasto alle povertà educative

 

L’apporto specifico della Psicomotricità Educativa e Preventiva

La Psicomotricità nasce dalla ricerca europea sull’integrazione tra le funzioni psichiche e motorie e ha avuto come principali esponenti storici lo psichiatra De Ajuriaguerra e lo psicobiologo Henri Wallon. Si fonda oggi sulle evidenze scientifiche della recente Infant Research e della Neurobiologia Interpersonale, che hanno indagato le competenze comunicative intrinseche del bambino, a partire dall’ epoca prenatale e la sua capacità di collaborare all’evento della nascita e alla sua stessa crescita. Affonda le sue radici nella centralità della relazione inter-corporea madre-bambino, si sviluppa attraverso il dialogo tonico-emozionale e la reciprocità dello scambio intersoggettivo, riconoscendo la capacità auto regolativa del bambino, alla base della sua possibilità di crescita e di futura autonomia.

Le radici corporee dell’esperienza, quindi, sia relazionale che autonoma conducono ad una concezione educativa che preveda fiducia nel personale processo di crescita del bambino e si esprima in forma di riconoscimento e sostegno.

I principali riferimenti metodologici specifici su cui costruiamo il nostro intervento sono la Pratica Psicomotoria di Bernard Aucouturier, la Psicomotricità Relazionale di Andrée Lapierre, la Psicocinetica di Jean Le Boulch, la pedagogia di Emma Pickler, e non ultimi i contributi degli studiosi della ricerca italiana, che a partire dagli anni 70 hanno dato vita ad una via autonoma di intervento psicomotorio, a carattere educativo e sociale.

 

In termini di priorità educative siamo per un percorso che privilegi tali obiettivi, articolandoli secondo le diverse tappe del ciclo di vita:

  1. Libertà di movimento, azione, interazione in una cornice efficace di contenimento.
  2. Ascolto e riconoscimento dell’espressività di ogni bambinoe attenzione alla sua condivisione esperienziale all’interno del gruppo, con l’uso di linguaggi molteplici.
  3. Comprensione e fiducia nel gioco, come luogo di sperimentazione autonoma e condivisa della crescita personale.
  4. Fiducia nella capacità di elaborazione autonoma dell’esperienza, da parte del bambino, favorendo un senso di sicurezza che nasca dalla sperimentazione di dosi calcolate di rischio e preveda una presenza non iperprotettiva né svalutante delle risorse personali.
  5. Necessità di far maturare nei bambini la coscienza di vivere in una comunità concentrica: famiglia, gruppo, città, paese, mondo, riconoscendo loro e avere un ruolo di cittadinanza attiva che si fondi nel riconoscimento dei suoi diritti, fino ad arrivare ad essere un sostegno partecipe alla dimensione comunitaria, dall’ambito familiare al macro universo sociale.
  6. Un’ educazione scolastica che riconosca l’autonoma costruzione del processo di crescitadel bambino e su essa poggi gli apprendimenti successivi.

 

Problematiche emergenti e scelte cogenti:

  • Le condizioni imposte dall’emergenza per la ripresa scolastica, coincidono con alcuni importanti obbiettivi di rinnovamento, cui abbiamo precedentemente posto le premesse, per poter consolidare pratiche innovative per noi fondanti
  • la pericolosità delle cosiddette classi pollaio ci porta a rilevare la necessità di gruppi-classe più leggeri per una interazione più agevole tra i membri del gruppo e coi docenti, ma anche un’articolazione in piccoli gruppi come pratica costante di lavoro che valorizzi le esperienze corporee anche nella distanziazione;
  • la stessa angustia dei luoghi dedicati allo studio rende necessario incentivare il superamento di una scuola che chiude le sue porte al mondo, sostenendo un uso più ampio degli spazi esterni, dei luoghi della cultura e dei luoghi naturali, seguendo l’esempio del nord Europa in proposte di grande efficacia educativa.
  • La situazione attuale, per non passare attraverso ulteriori restrizioni espressivo-motorie, ci porta ad incentivare in misura significativa la responsabilità dei bambini, favorendo percorsi prevalentemente laboratoriali, che si poggino sull’autonomia e la co-costruzione dell’esperienza.

 

Tutto questo ci porta a molteplici e generalizzate proposte:

  • La creazione di alleanze educative con gli operatori della scuola, nelle quali mettiamo a disposizione, in qualità di esperti di emergenza quotidiana, la nostra specifica competenza nel promuovere il benessere, nell’accogliere il disagio e nel farlo evolvere in relazione alle specifiche età.
  • La formazione dei docenti per offrire loro strumenti di lettura dell’espressività psicomotoria dei soggetti in crescita e delle possibili crisi in atto a causa della pandemia e delle prolungate restrizioni.
  • Il supporto ai compiti di sviluppo di bambini e adolescenti, attraverso l’ascolto, l’osservazione partecipata e la condivisione di gruppo, potenziando la dimensione sociale, ma in situazioni regolate e protette.
  • La collaborazione con la scuola e le realtà sociali del territorio, prime tra tutte le famiglie, incentivando dialoghi trasversali tra le possibili pratiche e i diversi saperi.

Genova 20 maggio 2020

                              Il Presidente Nazionale ANUPI Educazione

 Anton Maria Chiossone

 

[1]  Gli Psicomotricisti che collaborano con le istituzioni educative nei progetti di educazione psicomotoria, nei progetti di contrasto al disagio e alla povertà educativa, incontrano in ogni annualità un numero rilevante di bambini (circa 50.000 stimati per difetto), e collaborano con docenti e genitori per la realizzazione di alleanze educative.

 

        DOCUMENTO FINALE

Siamo un’associazione di professionisti che operano in ambito educativo e preventivo, attraverso modelli di intervento a modalità esperienziale /laboratoriale prevalentemente nella fascia educativa 0-6, nelle scuole primarie e secondarie e in altre realtà educativo-preventive del territorio, ma abbiamo attivi progetti anche di formazione degli adulti e sostegno agli anziani. Il nostro paradigma di riferimento è quello di una crescita integrata, del riconoscimento delle radici corporee dell’esperienza relazionale e autonoma, oltre che dell’apprendimento. Siamo preoccupati di come bambini e ragazzi abbiano vissuto questo periodo di limitazioni delle relazioni e del movimento, proprio in una fase così importante della loro crescita e del loro sviluppo.

Pensiamo alla ripresa della vita sociale e scolastica a partire da alcune priorità principali: 1 – necessità che i minori tornino a sperimentarsi nel movimento, nel gioco e nelle relazioni sociali dentro contenitori educativi flessibili, attivatori delle loro competenze autonome, che prevedano l’integrazione di linguaggi multipli, con particolare attenzione alla corporeità; 2 – assunzione di una metodologia esperienziale che possa essere esportata successivamente su un piano didattico in termini di multidisciplinarietà e autonoma  ricerca, 3 – utilizzo di spazi diversificati non solo aula, ma uso creativo di tutti gli spazi della scuola, spazi esterni della scuola, spazi del territorio, da scoprire ed utilizzare con la collaborazione delle strutture pubbliche e private che nello spazio operano: ricerca, mappatura e scelta sulla base di progetti autonomi dello staff docente.

Utilizzo di esperti (interni ed esterni) che guidino i gruppi dei minori con grande attenzione alla dimensione espressiva, dall’espressività corporea alla musica, al teatro…

Per ciò che riguarda gli operatori della scuola si rende indispensabile un progetto di formazione insegnanti, categoria che percepiamo fragile in questa fase, con approccio laboratoriale a base espressivo-corporeo-emozionale: lo scopo è quello di maturare consapevolezza di sé, della propria corporeità ed emozionalità, di quanto il corpo del docente con le sue sicurezze e le sue paure incida sulla qualità dell’azione educativa. Gli stessi esperti impegnati con i minori possono prevedere interventi indirizzati ai docenti.

Possibilità di individuare altri soggetti da coinvolgere, associazioni culturali, operatori dei parchi e dei musei, nella direzione della costruzione di una comunità educante.

Le altre figure a cui prestare attenzione in questa fase, che a volte hanno dichiarato e dimostrato una fragilità nel rapporto con i bambini   e un bisogno di aiuto, sono i genitori, verso i quali pensare percorsi allo scopo di sostenerli nel rapporto con i figli, per implementare la consapevolezza di sé e la capacità di comprensione dei bisogni dei loro figli.

Due proposte operative per una prima fase:

C’è la nostra disponibilità a mettere a disposizione le nostre competenze nella fase attuale e nel futuro: pensiamo che ci  siano percorsi affrontabili e strumenti utilizzabili a breve, magari utilizzando           leggi a suo tempo fortemente innovative come è statalalegge 285/97 meglio nota come legge Turco, rifinanziandola e sottraendola all’uso suppletivo che ha assunto per molti comuni nel tempo. La Legge potrebbe dare impulso ad un’ampia area di sviluppo dell’educazione non formale e potrebbe tornare a promuove e realizzare diritti di bambini ed adolescenti da tempo disattesi.

Un’altra opportunità che riteniamo possa essere utilizzata con maggior elasticità promuovendo ed utilizzando le competenze specifiche presenti all’interno della scuola od offrendo una possibilità di inserimento ad esperti esterni,  (se non utilizzata per coprire il fabbisogno di supplenti a cui oggi spesso è stata orientata), è rappresentata a nostro avviso dall’organico potenziato che potrebbe rafforzare la possibilità di costruire percorsi laboratoriali, essenziali per una scuola che si rinnova.

Milano 16.6.20

 

Ferruccio Cartacci                                                                              Anton Maria Chiossone

Direttore Responsabile Rivista                                                                  Presidente ANUPI Educazione

La Psicomotricità nelle diverse età della vita

Centro Studi Erickson di Trento